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L'editoriale di Longhi - La paura e un 'Ibra dimezzato frenano il Milan L'Inter vince ma deve tirare il fiato, il Napoli deve credere nello scudetto

 La paura di una sconfitta forse irrimediabile ha condizionato quello che avrebbe dovuto essere il big match di San Siro in cui, a conti fatti, ci ha rimesso meno la Juventus che non perde di vista l’Atalanta, mentre il Milan, nonostante ci abbia provato un po' di più con le invenzioni del solito Leao, si fa raggiungere dal Napoli al secondo posto e scivola a meno quattro dall’Inter che ha sempre una partita in meno.

MILAN, TI SERVE UN IBRA ALLA ALTAFINI
Partita più fallosa che intensa, condizionata dal manto quasi erboso di San Siro, con tanti placcaggi da wrestling, soprattutto nel primo tempo, a significare che in assenza di un copione vincente si è cercato da ambo le parti di metterla sul piano dei muscoli. Tant’è che Di Bello ha fischiato complessivamente 35 falli, e almeno altrettanti ne ha lasciati correre per concedere il vantaggio o per scelta sua. Dal risultato di San Siro emergono due dati in contrapposizione che riguardano la Juventus: ha inanellato il nono risultato positivo consecutivo, ma finora non ha mai vinto contro una di quelle che la precedono in classifica. Il Milan invece è stato costretto a far fronte all’ennesimo infortunio di Ibrahimovic. Ci sta facendo l’abitudine come se fosse una cosa normale avere il centravanti titolare a mezzo servizio. O anche meno. Molto meglio per lui e per Pioli se venisse utilizzato “alla Altafini”, per l’ultimo spezzone di partita.

IL NAPOLI DEVE CREDERE NELLO SCUDETTO
Secondo pronostico, largamente previsto per motivi non solo tecnici, è stata la vittoria del Napoli nel derby con la Salernitana che la rilancia in chiave scudetto. Superato in parte e con pochi ed evitabili danni (sconfitte con Spezia e Empoli) il lungo periodo contraddistinto dalle troppe assenze pesanti, ora la squadra di Spalletti può guardare con maggior ottimismo al futuro immediato e quindi al non lontano crash-test con l’Inter.

L'INTER VINCE MA DEVE TIRARE IL FIATO
Simone Inzaghi, invece, ha potuto attendere in pieno relax, sul divano di casa, i responsi della gara del Diego Maradona (in cui si è assistito all’azione più bella della giornata culminata con il gol di Bonazzoli) e della sfidona di San Siro, prendendo nota delle potenzialità altrui e riflettendo su ciò che la sua Inter dovrà fare per mantenere l’attuale confortante leadership e su ciò che avrebbe potuto fare di meglio in queste ultime partite. Sicuramente avrebbe dovuto vincerle prima del novantesimo o del centoventesimo, per evitare patimenti ai suoi tifosi e illusorie e crudeli speranze a quelli delle rivali più vicine. Ma propriO dall’andamento di queste ultime gare ha capito che la sua squadra, nonostante le vittorie, ha l’impellente bisogno di tirare il fiato. Di giocare su un campo che non sia un terreno minato, e di decidersi sull’eventuale sostituto di Correa. Problemi da risolvere prima che inizi il ciclo di ferro in cui, una dopo l’altra, affronterà alla ripresa del campionato il Milan, la Roma in coppa Italia, il Napoli e quindi il Liverpool in Champions.

THIAGO MOTTA: UN TRIS DA SALVEZZA

Rimanendo sull’ultima giornata è risultata inattesa, ma fino ad un certo punto, la goleada della Roma ad Empoli. Se è giusto dare i giusti meriti ai giallorossi, è altrettanto giusto sottolineare quanto sia disastroso il rendimento sul proprio campo della squadra di Andreazzoli, incappata nell’ottava sconfitta casalinga con un bilancio deprimente di 37 gol subiti a fronte dei soli 19 segnati. Tra le altre va elogiata la classifica del Verona di soli 3 punti inferiore a quella di Fiorentina e Lazio, e quella del rilanciato Spezia di Thiago Motta: vincendo il derby con la Samp ha infilato il terzo successo consecutivo e si è lasciata ben sei squadre alle spalle.

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