Ancelotti: “Lo sport fa bene? A livello professionistico no”
Ha fatto passare la bufera rifugiandosi nella sua pacatezza e calma esteriore. Non era facile sopportare le critiche rivolte al Bayern Monaco quando la suqadra era prima in classifica senza giocare un gran calcio. In Baviera sono abituati al caviale. Carlo Ancelotti ha lentamente convinto anche la stampa più scettica, dopo essere entrato nel cuore dei tifosi al posto di un gigante come Guardiola. Il tecnico di Reggiolo è stato scelto per completare l’opera iniziata dal catalano: vincere la Champions League.
Rummenigge e, da qualche mese, il neo rientrato Uli Honess hanno la massima stima e fiducia nel suo operato. La squadra è completa in ogni reparto e competitiva a livello internazionale. Ancelotti ha altresì vissuto un’esperienza nuovissima: la winter pause. Il campionato tedesco si ferma per tradizione a metà dicembre per riprendere un mese dopo. Trenta giorni utili per un ritiro in luoghi climatici e temperati del mondo. Novità assoluta gestita, alla luce dei risultati, nel modo corretto. Ha poco senso torchiare il gruppo a gennaio, correre forte a marzo per poi avere una crisi di rigetto ad aprile. Il Bayern Monaco di Guardiola ha sempre sbagliato la preparazione invernale.
Ancelotti deve fare meglio. Vuole che la sua squadra non crolli sul più bello, quando le competizioni entrano nel vivo. Se al Bayern Monaco l’imperativo è dominare in Bundesliga e in ogni altra competizione, per l’allenatore emiliano vincere è una normalità. Lo ha fatto ovunque. Nel mondo con il Milan, in Europa con il Real Madrid e la storica decima Champions, in Inghilterra e in Francia. Ancelotti ha sempre vinto con la forza della serenità interiore.
A completare il discorso sulla preparazione è intervenuto lo stesso Ancelotti ai microfoni del Kicker. Il suo passato da calciatore lo ha portato a ribadire una frase che all’apparenza è fragorosa nella sua portata: “Lo spotr fa bene? Non è vero, è un falso storico. Io sono stato professionista per vent’anni e non posso più correre perché ho diversi problemi alla schiena e al ginocchio“. Non è un messaggio contro lo sport, ci mancherebbe. Ma solo una critica a quegli allenatori che devastano i calciatori con allenamenti terrificanti. “Ho visto grandi campioni scendere le scale al contrario per il dolore alle gambe” rivelò in un’intervista a Sky di poco tempo fa.
“L’allenamento è importante, ma bisogna dosare bene. In Spagna c’è un detto: troppa acqua uccide la pianta. È così anche per gli allenamenti. Ci si può allenare duramente, ma bisogna dare al corpo la possibilità di recuperare. Non sono un allenatore che uccide i giocatori di allenamenti” continua Ancelotti. Lo zen, la tranquillità di un uomo che lascia sereni i propri giocatori. Se da una parte Guardiola non allenerà fino a sessant’anni, come da lui stesso ammesso a Manchester, Ancelotti potrà proseguire ben oltre senza sentire patire eccessivamente lo sress.
Allora avanti così. Il Bayern Monaco inizia a funzionare come vuole lui e in Champions League il primo scoglio da arginare si chiama Arsenal. Una squadra che tradizionalmente i bavaresi hanno sempre sofferto.
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