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Juve, Allegri si gioca tutto su Lukaku: una scommessa che vale la panchina Il tecnico bianconero sa che non può permettersi un'altra stagione senza trofei

 Juve, Allegri si gioca tutto su Lukaku: una scommessa che vale la panchina - foto 1


Nel furibondo rincorrersi di indizi, supposizioni, voci e infine certezze che hanno portato all'esplosione del caso-Lukaku, c'è stato un pensiero che quais da subito si è insinuato nella mente di molti tifosi della Juve. Un pensiero malizioso, voce del desiderio per non pochi: se il belga ha detto sì al bianconero è perché dietro c'è... Antonio Conte. Come dire: un voltafaccia tanto clamoroso, una inversione a U tanto spericolata può essere giustificata solo alla luce di una altrettanto clamorosa rivoluzione in panchina che riporti a Torino proprio il mentore dell'ex centravanti nerazzurro. E' andata così? Non proprio, ma... Diciamo allora innazitutto che in realtà a volere a tutti i costi Big Rom è stato ed è Max Allegri. E' l'attuale tecnico ad aver fatto per primo e con forza il suo nome, pronto a mettere la sua firma su una operazione che prevede il sacrificio di Vlahovic. Con tutti i rischi del caso. Ma tant'è, oggi Allegri può permettersi di farlo. E', attualmente, nella condizione di farlo. La presenza di Francesco Calvo e l'arrivo di Cristiano Giuntoli non hanno diminuito il suo potere né sminuito la sua figura, che va oltre quella del mero allenatore. Però c'è un ma, sì. Eccolo. Un "ma" molto grosso, evidente, pesante, che riporta in un certo senso da dove siamo partiti, ad Antonio Conte. Ma non solo.

Allegri ha sì poteri forti ma ha anche l'obbligo di non fallire. Non può permettersi un'altra stagione di galleggiamento. Ha tempo, ma non troppo. Di certo non illimitato o, per lo meno, non senza che sul suo contratto fino al giugno 2025 non pesi una forte ipoteca. I risultati devono arrivare subito, anche perché si vocifera che nello spogliatoio non tutti siano così saldamente legati al tecnico. Di certo non lo erano Bonucci e Cuadrado, di sicuro non lo è Vlahovic, ma pare proprio che non manchino altri scontenti. La società, rivista e rivisitata, ha chiesto risultati, che si traducano non solo in trofei ma ancor prima in un gioco diverso da quello praticato nelle due scorse annate fallimentari. Il giro di boa di fine anno sarà il momento per fare un primo bilancio. Con una differenza rispetto all'anno scorso, fondamentale. Oggi sulla piazza ci sono sostituti pronti e appetibili. C'è Antonio Conte, appunto, ma ci sarà con l'anno nuovo anche Luciano Spalletti. Fiducia, sì, dunque. Ma non illimitata. Tutt'altro. Si parte assieme, non è detto che assieme si arrivi.

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