Milan, Maldini: "Ibra era un rischio, ma è un campione unico" Il direttore dell'area tecnica a Dazn: "L'obiettivo? Cambia strada facendo, ma dobbiamo tornare a essere stabili in Champions"
Qualche retroscena, una certezza e un lungo, troppo lungo, inseguimento. Paolo Maldini parla a ruota libera a Dazn, racconta come il Milan sia riuscito a far tornare Ibra e indica la strada da seguire nel futuro immediato. "Ibra era già un'idea dal gennaio precedente. Avevamo parlato con lui e con Mino Raiola. Lui però aveva dato la parola ai Galaxy che se avessero raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Quindi, una volta raggiunto quel risultato, lui ha detto 'mi dispiace, ne riparliamo'. Naturalmente aveva lasciato aperta una porta". "Secondo me, Massara e Boban era proprio l'uomo giusto che ci serviva - dice ancora -. Questa non può essere considerata una scelta solo nostra. Una volta preso normale che la cosa sia condivisa. Non possiamo permetterci di firmare con giocatori che non siano visti e approvati dalla proprietà. Però che fosse un rischio era sicuro. Veniva da due anni di MLS. E una cosa completamente diversa. Ma lui stesso quando gli abbiamo proposto 18 mesi di contratto ci ha detto: 'Facciamo sei mesi perche' non sono sicuro di cosa vi posso dare'".
Su un confronto tra Ibra, Van Basten e Baresi anche in termini di leadership. "Sono super campioni. Van Basten e Baresi sono i due giocatori che avevano qualcosa di più degli altri. Ibra per quello che ha fatto e per quello che sta facendo è senza dubbio a quel livello lì. Il campione spesso lo giudichiamo solo per quello che fa in campo. Ma per fare quelle cose in campo devi essere campione fuori, nella determinazione e nella volontà", spiega Maldini.
"Ibra rompe le scatole in maniera impressionante. C'era già un gruppo competitivo, ma porsi dei traguardi al di sopra delle proprie possibilità vuol dire alzare il livello. Vuol dire credere di essere i più forti - va avanti Maldini - avere l'idea di poter vincere contro qualsiasi squadra. Io credo che molto spesso questi ragazzi prima venissero frenati dalle responsabilità. Invece Ibra dice: 'Voi siete giovani, correte, fate quello che dovete fare, le responsabilità me le prendo io."
E tra le responsabilità c'è quella di portare la squadra in zona Champions... "Il disegno cambia strada facendo. Io sono legato a un Milan vincente e la mia figura è legata a qualcosa che non sia solamente rivolto a mettere a posto i conti. Io devo salvaguardare anche quello che la mia storia si porta dietro, quello che i tifosi si aspettano da me". E ancora: "In questo momento c'è un'idea comune e questo aiuta quello che è il progetto. Il Milan che non entra in Champions League da 6-7 anni è qualcosa che non si può sentire. Noi abbiamo intrapreso un percorso due anni fa - conclude - che ci deve portare non solo a qualificarci in Champions League ma a essere stabili in una competizione che innegabilmente ti dà degli introiti diversi, una visibilità diversa e ti permette anche di essere competitivo con le altre squadre. Siamo partiti con un progetto che potrà un giorno, non troppo lontano, diventare auto-sostenibile, e in questo momento di grande crisi, sinceramente, questo ha ancora più valore".
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