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”Chiedi chi era Falcao”, docu-film sulle gesta del Divino


Questo pomeriggio a Trigoria c’era aria dì amarcord e di nostalgia col ritorno di Paulo Roberto Falcao, semplicemente per tutti ”Il Divino”, in occasione della presentazione alla stampa di un docu-film su di lui che andrà in onda questo giovedì sera su Roma Tv, dopo la partita della squadra giallorossa contro il Villarreal. ”Chiedi chi era Falcao”, questo il titolo scelto da David Rossi, il regista di questa opera che è al tempo stesso nostalgica che per chi quell’epoca d’oro l’ha vissuta e divulgativa per chi invece è nato dopo quegli anni e di Falcao ha sì e no sentito parlare, magari da qualche fratello maggiore o da qualche amico più grande. L’iniziativa messa in campo dalla Roma rientra, come l’idea dell’Hall of Fame, nell’ambito di un insieme di azioni volte a rinfrescare la memoria storica della società giallorossa perchè, come ha rimarcato il Direttore Generale Mauro Baldissoni, ”non ci può essere futuro senza passato”. Ad aprire la conferenza di presentazione è stato Guido Fienga, Head of Strategy & Media della Roma, che dopo aver dato il ”bentornato” a Falcao, ha spiegato: ”Questa iniziativa rientra in un progetto nato 3 anni fa: da allora siamo un’azienda che, oltre a produrre 1 canale televisivo, Roma Tv, con 9 news al giorno e distribuito in circa 30 paesi nel mondo, ha anche Roma Radio, che è una delle radio più ascoltate ovunque, inoltre la nostra società ha anche più di 11 milioni e mezzo di followers in tutti i social e, grazie a questo, siamo il 16° club sportivo più seguito al mondo, e non parlo solo del calcio, ma di tutti gli sport. E poi siamo diventati autori di storie che rendono partecipi anche i tifosi più giovani. Oltre a questo progetto su Falcao, poi ce n’è un altro anche su Bruno Conti (presente anche lui in prima fila, n.d.r.), ma poi al nostro interno vengono valorizzati anche Righetti, nelle vesti di commentatore, e Scarnecchia, col programma di cucina. Siamo arrivati ad essere una vera società di contenuti. L’obiettivo è trasferire passione ed informazione”.
Ha poi preso la parola David Rossi, il quale ha presentato brevissimamente il trailer di 13 minuti mostrato alla stampa, per poi specificare che l’intero docu-film (la cui durata è di 1 ora e 27 minuti) viene alla luce dopo un lavoro lungo 8 mesi. E poi sono partite le immagini in sala, con Falcao che racconta di quando era ragazzino: ”Quasi dormivo col pallone, eravamo molto intimi”. Paulo Roberto ha poi rievocato la sua infanzia fatta non certo di lussi: ”Per poter giocare a pallone, andavo a vendere gli ossi della carne ed i vetri rotti, con cui in Brasile di facevano delle collane”. Nel docu-film c’è poi un passaggio in cui il Divino racconta: ”Prima della partita ero sempre nervoso, volevo che la partita cominciasse, perchè quella era la mia casa”. E poi ancora: ”Facero una petizione per farmi indossare la maglia numero 10, ma a me piaceva la 5, non so perchè…”. E poi l’approdo alla Roma: ”Colombo mi chiama alle 3 del mattino e mi dice: ”Vuoi andare a Roma?”. Nella vita per me bisogna rischiare…”.Falcao ha poi, a distanza di anni, ancora un grande rammarico, legato al goal di Turone: ”Quello scudetto dell’81’ è nostro! Per calmarmi, mi dico allora che il calcio è un gioco e non è questione di giustizia. Perchè altrimenti…”. Ma ancora più che le gesta sul campo, a Falcao è rimasta nel cuore la passione del tifo giallorosso: ”Quando penso a Roma, penso soprattutto alla tifoseria: non riesco a spiegarmi l’affetto dei tifosi a distanza di tanti anni… C’è sempre un filo…L’amore non si definisce, ma quello che mi colpisce è proprio questo: un conto è vedere chi mi ha visto giocare all’epoca, ma vedere un ragazzo di venti anni, che all’epoca non era neanche nato, che magari trema anche nel parlarmi, è qualcosa di incredibile…”.
Prende poi la parola Baldissoni per raccontare un aneddoto personale: ”Lo confesso: all’epoca avevo il poster in camera di Zico e, pochi giorni prima dell’arrivo di Falcao, alla Roma doveva arrivare proprio Zico… All’epoca ci rimasi un pò male, ma sono bastate poche settimane per farmi cambiare idea e farmi avere un debole per Falcao. Il suo arrivo ha fatto sentire veramente forti i tanti grandi giocatori che già c’erano”.
Rivivere le immagini di gioventù è un’emozione per Falcao: ”Rivedere questi momenti per me è veramente speciale… Partendo dal Brasile, all’epoca era molto difficile. Liedholm mi ha aiutato molto e poi Bruno Conti è stato più di un fratello… Abbiamo iniziato a fare grande la Roma. Non era facile combattere con le altre squadre che non tanto tecnicamente, ma politicamente erano più forti di noi. Questo lo si deve alla grinta di Viola, che ha trasmesso alla squadra. Lo si deve alla sua capacità organizzativa. All’epoca la rosa completa era di 20 giocatori, di cui 3 portieri e, se si faceva male qualcuno, era molto più difficile. Noi siamo diventati grandi e simpatici, ed è stata una grande sfida: io partivo da una squadra, l’Internacional di Porto Alegre, che aveva vinto tutto, ed ho trovato una squadra adatta. che mi ha fatto sentire quasi come in Brasile. Io sono voluto venire qui col corpo, ma anche con la testa. Il primo anno abbiamo quasi vinto lo scudetto. Quella era una squadra che poteva dare di più: dava 7, ma poteva dare 8 o 9. C’era Bruno Conti che tecnicamente era meglio di me e c’era Agostino Di Bartolomei che tirava molto meglio di me… Forse il contributo più importante che ho dato io è stato che ho fatto capire a loro che si potevano vincere le partite e si poteva magari vincere lo scudetto”.Tornando poi a Trigoria a distanza di tanti anni, Paulo Roberto ha trovato più di una novità: ”La Roma ha fatto tanti passi avanti: all’epoca c’erano due campi soli ed il sabato si andava a giocare al Tre Fontane… All’epoca il risultato si costruiva dentro il campo, oggi invece si comincia a costruire anche fuori. Questa è una Trigoria che odora di vittoria! Anche questa squadra è molto forte ed è bello che ci sia questa lotta contro la Juventus. Per pensare in grande poi ci vuole anche lo stadio: è importante avere una casa propria. E’ la ciliegina che ci vuole! ”. Falcao non vuole fare poi paragoni tra la ragnatela di Liedholm ed il tiqui-taca spagnolo: ”E’ difficile fare questi confronti… All’epoca tutte le squadre marcavano a uomo e Liedholm voleva cambiare: forse sono stato contattato per questo, perchè in Brasile si giocava a zona. Il Barone ha portato la zona in Italia. Poi è arrivato Sacchi, che ha fatto la zona col pressing. Nella mia squadra c’era Di Bartolomei che aveva il controllo della palla, poi c’era Pruzzo che era un giocatore d’area, e c’era la velocità di Nela… Ognuno nel suo ruolo faceva bene, era una squadra che verticalizzava sempre. Ha vinto meno di quello che doveva vincere, ma quello che abbiamo lasciato mi fa molto felice”. Nel ’91 Viola contattò Falcao anche per la panchina della squadra, ma la settimana successiva il Presidente venne a mancare e la trattativa sfumò. A proposito poi di allenatori, Falcao rimane equidistante tra Totti e Spalletti: ”E’ sempre difficile giudicare: Totti è un giocatore straordinario e si sarebbe meritato sicuramente un pallone d’oro, Spalletti sta dimostrando tutto il suo valore. Sono due persone intelligenti, l’importante è che ci si rispetti. Mi auguro che Francesco possa giocare fino a 50 anni!”. Falcao chiude il suo intervento con una considerazione sui campioni attuali: ”La nostra testa era solo sull’allenamento e sulla partita, oggi invece ci sono i cellulari, è tutto diverso… Oggi prendono in una settimana quello che noi prendevamo in un anno…”

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